Ts’ao-an ko

 

Il Canto della Capanna d’Erba

Shih-t’ou

 

 

 

Ho costruito una capanna d’erba

in cui non c’è nulla di valore.

Mangio e dormo naturalmente e comodamente.

Completata la capanna,

le canne erano nuove.

Quando saranno lacerate,

coprirò la capanna ancora con le canne.

Chi vi abita vive quietamente,

svincolato dal dentro,

dal fuori o nel mezzo.

Non vive dove la gente comune vive.

Non ama le cose che la gente comune ama.

Pur piccola, la capanna

contiene l’universo intero:

in essa, un vecchio

illumina le forme e la loro natura.

Un Bodhisattva del Mahayana

con la mente della fiducia assoluta.

Ma nella mediocrità

non si può fare a meno di essere dubbiosi.

Se mi fosse chiesto:

<<Questa capanna perirà?>>.

Peritura o no che sia,

il maestro originario è presente, 

non-dimora a sud o a nord,

a oriente o ad occidente.

Le fondamenta sono basate sulla serietà.

Una finestra che splende

sotto il verde dei pini.

Palazzi di giada o torri vermiglie

non reggono il confronto.

Semplicemente seduto, il capo coperto,

ogni cosa è in pace.

Così, io non comprendo affatto.

Vivendo qui, non lavoro più per liberarmi.

Chi disporrebbe sfarzosi sedili,

cercando di allettare gli ospiti?

Gira la lampada in modo 

che illumini dentro, e poi rientra.

L’essere illimitatamente vasto e inconcepibile,

non lo puoi guardare in faccia né voltargli le spalle.

Incontra l’intimo insegnamento del maestro ancestrale,

lega fasci d’erba per costruire una capanna,

e sii fiducioso.

Lascia andare i secoli

e rilassati completamente.

Apri le mani e cammina, innocente.

Migliaia di parole,

diecimila interpretazioni,

servono solo a liberarti dagli ostacoli.

Se vuoi conoscere l’immortale

che vive nella capanna,

non separarti dalla sua sacca di pelle

qui e ora.

 

Shih-t’ou

 

 

 

Fukanzazengi

 

(I Principi dello Zazen che sono Invito Universale)

 

 

Eihei Dogen

 

 

 

Se investighiamo a fondo,

vediamo che la Via originariamente

è nella sua essenza perfetta e assoluta, onnipervasiva.

Come potrebbe mai dipendere dalla pratica o dall’illuminazione?

La realtà è incondizionata e presente.

Perché dovremmo impegnarci nello sforzo della concentrazione1?

Certo l’essere completo è al di là della polvere;

chi potrebbe credere che esista un metodo per pulirlo?

Non è mai diverso da noi, sempre esattamente là dove si è.

Quindi, perché girovagare col corpo e con la mente in pratiche religiose?

Eppure, se vi è una separazione grande come un capello sottilissimo,

il Cielo e la Terra si separano;

non appena sorge la minima preferenza o avversione,

tutto si confonde e la mente è perduta.

Quando qualcuno pensa di aver compreso e si illude d’aver raggiunto

il risveglio intravedendo la saggezza che conosce con un unico sguardo,

costui si è solo di poco avvicinato alla Via.

Anche se la mente di questa persona è sempre più chiara

e nasce in lei la determinazione di scalare il cielo stesso,

questa persona sta solo vagando nei pressi della soglia del nirvana,

e ignora quasi del tutto il sentiero vitale della liberazione.

Considerate il Buddha, che incarnava l’innata Consapevolezza Originaria:

possiamo vedere le tracce dei suoi sei anni seduto eretto;

e Bodhidharma, che ha trasmesso il sigillo della mente:

ancora è viva la fama dei suoi nove anni seduto di fronte a un muro.

Questo è quello che fecero gli antichi saggi;

come potrebbero gli uomini odierni esimersi dal perseguire la Via?

Quindi, bisogna, in modo naturale, smettere di dedicarsi alla comprensione dei testi,

di esaminare le parole e di inseguire i discorsi;

in modo naturale, bisogna imparare a fare un passo indietro

e a invertire la luce facendola splendere verso l’interno.

Corpo e mente cadranno da sé e il vostro volto originario apparirà.

Se aspirate alla quiddità, praticate immediatamente la quiddità.

Per lo zazen trovate un luogo che sia tranquillo e silenzioso.

Siate moderati nel mangiare e nel bere.

Abbandonate ogni coinvolgimento e ogni occupazione.

Non pensate: <<questo è bene, questo è male>>.

Non giudicate tra giusto e sbagliato.

Arrestate i movimenti della mente, dell’intenzionalità e della coscienza.

Fermate il lavorio del pensiero, dell’immaginazione e della percezione.

Non abbiate intenzione di diventare un Buddha.

Diventare un Buddha non ha nulla a che fare con lo stare seduti o sdraiati.

Nel luogo in cui sedete regolarmente posate una spessa stuoia

e sopra di essa mettete un cuscino.

Potete sedere nella posizione del loto intero o nella posizione del mezzo loto.

Nella posizione del loto

mettete prima il piede destro sulla coscia sinistra e,

quindi, il piede sinistro sulla coscia desta.

Nella posizione del mezzo-loto

mettete soltanto il piede sinistro sulla coscia destra.

L’abito che indossate deve essere comodo, ma ordinato.

Poi, ponete il dorso della mano destra sul piede sinistro

e il dorso della mano sinistra nel palmo della mano destra.

Le punte dei pollici devono toccarsi leggermente.

Raddrizzate il corpo e sedete eretti.

Non pendete a destra o a sinistra, in avanti o indietro.

Le orecchie devono essere in linea con le spalle,

il naso in linea con l’ombelico.

La lingua riposa contro il palato.

Le mascelle e le labbra sono chiuse senza sforzo.

Gli occhi devono restare sempre aperti.

Respirate tranquillamente attraverso il naso.

Una volta stabilita la posizione, fate un respiro ed espirate completamente.

Oscillate a destra e a sinistra.

Quindi sedete immobili.

Pensate il non pensiero.

Come si fa a pensare il non pensiero?

È oltre il pensiero.

Questa è la via essenziale dello zazen.

Lo zazen non consiste nell’apprendere a meditare.

Semplicemente è la porta reale della pace e della gioia.

Zazen è l’atto della piena illuminazione.

Il presente si fa presente con evidente profondità,

qui non arriva la rete dei condizionamenti e delle illusioni.

Se qui trovate dimora, sarà come il drago che trova l’acqua,

assomiglia alla tigre che si inoltra nella montagna.

La realtà autentica si presenta da sé

e ogni intorpedimento e distrazione scompaiono.

Alzandovi dalla posizione seduta,

muovetevi lentamente e venite su con calma;

non siate affrettati o bruschi.

Se guardiamo gli esempi del passato,

trascendere ciò che è mondano e andare oltre il sacro,

morire da seduti o morire in piedi,

tutto ciò è affidato completamente alla forza dello zazen.

Inoltre,anche il perno dell’insegnamento

impartito scuotendo un dito,una canna, un ago, un martello,

anche l’avvertimento che ridesta

fornito con uno scacciamosche, un pugno, un bastone o un grido,

tutto questo non va compreso mediante la discriminazione del pensiero,

nè tanto meno è comprensibile con dei poteri soprannaturali.

Queste cose  sono al di là di ciò che gli esseri umani vedono e sentono.

Scaturiscono completamente dalla norma

che è anteriore alla coscienza e alla percezione.

Perciò non importa essere intelligenti o meno.

Non c’è differenza tra lo sciocco e l’avveduto.

L’applicarsi totalmente è in se stesso proprio seguire la Via.

La pratica-illuminazione è per natura pura

e attuandola è normalità quotidiana.

In generale, nel nostro mondo e nelle altre direzioni, in India come in Cina,

tutti rispettano il sigillo del Buddha, ogni casa lo fa a modo suo.

Se ci si applica interamente solo al sedersi per sedersi,

inamovibilmente si è di ostacolo.

Pur essendoci innumerevoli diverse situazioni,

tutti affrontano la Via nello stesso modo: facendo zazen.

Perché mai si dovrebbe lasciare la dimora dello zazen

e girovagare altrove nel polveroso mondo?

Un solo passo falso e mancate ciò che vi sta immediatamente davanti.

Avete già ottenuto la funzionalità del corpo umano,

non sprecate inutilmente il vostro tempo.

Chi attenendosi all’essenza fondamentale della Via del Buddha,

potrebbe trarre vanamente piacere dalle scintille?

Non solo, la forma e la sostanza  sono come la rugiada sull’erba,

il corso della vita assomiglia a un lampo,

all’improvviso, è nulla, in un attimo, svanito.

Vi prego onorati discepoli dello Zen,

che a lungo avete imparato una imitazione della realtà,

non abbiate esitazioni di fronte al vero drago.

Consacrate tutta la vostra energia alla Via

che indica direttamente l’essenza della realtà,

rispettate le persone che troncano l’affidarsi al sapere

e si comportano secondo la norma del non-condizionamento.

Siate in accordo con l’illuminazione del Buddha

ed ereditate il samadhi dei patriarchi.

Comportatevi sempre così, sarete in quel modo.

La stanza del tesoro si aprirà da sé e potrete goderne liberamente.

 

 

 Eihei Dogen 

Kennin-ji, Kyoto (1227)